Vincitore del Premio Pulitzer 2014 per la narrativa, Il cardellino di Donna Tartt è un libro che colpisce fin da subito per la sua estensione. Anche se ci hanno sempre insegnato a non giudicare i libri dalla copertina e dalla loro lunghezza, la prima volta che in libreria ho notato le sue 892 pagine mi sono subito posta una domanda non semplice: “Riuscirò mai ad arrivare alla fine?”
Niente paura: Il cardellino è un libro scorrevole e fluido, dallo stile veloce e accattivante che vi catturerà e vi guiderà pagina dopo pagina, senza accorgervene.
Il ritmo della narrazione varia frequentemente; rallentamenti e accelerazioni rendono la scrittura a tratti molto descrittiva e densa, ma sempre vivida.
Sicuramente Donna Tartt non si è fatta scoraggiare dalla brevità delle comunicazioni odierne e dalla concisione dei messaggi: Il cardellino, come tutti i libri, richiede tempo e dedizione. Le sue frasi però rispecchiano l’immediatezza del contemporaneo e la molteplicità di situazioni, creando quindi un’ossimorica sintesi tra lunghezza e scorrevolezza.
Il cardellino esplora il tempo e lo spazio come solo i romanzi sanno fare e indaga la complessità umana. Inizia con le caratteristiche di una fiaba, continua in un romanzo di formazione, diventa un libro dai toni della Beat Generation e infine si trasforma in un thriller.
Il protagonista è Theodore Decker, un ragazzo che vive con la madre a New York. Il padre è alcolizzato e giocatore d’azzardo. Una visita al MET, una bomba, la morte della madre e Theo perde per sempre la sua innocenza e si trova immerso nel mondo degli adulti, accompagnato dal quadro del pittore olandese Fabritius raffigurante un cardellino.
Il battito di un cuore prigioniero, la solitudine, un muro assolato e il desiderio di libertà. Ma Il cardellino è molto altro: la ricerca impossibile di uno schema nel caos delle casualità, il viaggio attraverso verità inesplicabili, la fascinazione per la stupenda catastrofe della vita. Alla fine l’Arte e la bellezza.
La trama è densa di avvenimenti e i personaggi sono ben caratterizzati. La traduzione è ben curata.
Devo ammettere che l’ho divorato per le prime 700 pagine, non riuscivo a smettere di leggerlo e poi, a un certo punto, mi sono fermata. L’ho terminato solo ieri e ho capito che ne è valsa la pena (nonostante le 892 pagine a volte si siano fatte sentire).
I grandi appassionati di romanzi lo leggeranno tutto d’un fiato e non riusciranno a smettere.
Autore: Donna Tartt
Titolo: Il cardellino
Traduzione: Zilahi De’ Gyurgyokai M.
Editore: Rizzoli
Anno: 2014
2 commenti
le ultime 40 pagine sono di autentica poesia,non avrei mai smesso di leggerle,stupende.
Questo libro è un capolavoro. Ho seguito le vicende del protagonista con grande partecipazione. Una storia di disperazione e anche di rinascita, una piccola rinascita che si intrufola fra le pieghe di un ragionato pessimismo, di una solitudine esistenziale che non è solo personale ma sembra avviluppare la vita di ognuno di noi e del cosmo stesso.Perchè in fondo, nonostante tutto, la vita prevale e cancella in parte le pulsioni verso la morte. L’esistenza di Theo è un’esistenza in cui sovrasta la perdita della madre, una perdita che non solo solca tracce indelebili nel suo futuro, ma che lo plasma in maniera inequivocabile. Dopo questa perdita tutto acquista un senso, una valenza diversa.E’ come fluttuare in un tempo e spazio senza ordine, senza confini, senza principi, senza spessori morali . Theo perde sè stesso, quello che era con la madre, le meravigliose giornate scandite dalla sua presenza assoluta, dal suo amore avvolgente, dolce ed anche esigente.Poi più nulla, solo il caos, l’aggrapparsi disperato alla realtà con l’aiuto di alcool e droghe. Mi ha colpito soprattutto il periodo di devastante solitudine vissuto da Theo a Las Vegas con un padre completamente assente e l’unica compagnia di un ragazzo depravato dai vizi, Boris che lo inizierà all’abbruttimento dell’alcool e delle droghe. Due solitudini che si incontrano, due esistenze alla deriva, senza scampo,qualcosa di già scritto nel loro futuro agganciato alla mancanza di presenze amorevoli e capaci di dirigere le loro scelte. Cresciuti da soli, senza che nessuno potesse o volesse guardarli, sono il risultato di due padri distruttivi nella loro violenza e totale assenza, come se i figli potessero crescere da soli, al di fuori di ogni rapporto filiale, nel più completo abbandono.Boris avrà una vita devastata. Theo in qualche modo riuscirà a far emergere quella parte della madre che era dentro di sè, l’unica parte positiva , unitamente a quella dell’amico e quasi padre Hobic. Riuscirà ad uscire dalla disordine esistenziale, a riscattarsi anche attraverso il gesto catarsico della restituzione al museo del capolavoro sottratto che rappresentava il legame inscindibile con la madre, gli ultimi momenti di felicità vissuti insieme a lei, la forza di attraversare la disperazione senza lasciarsi annientare.