La Correttrice è il romanzo di Emanuela Fontana che ha fatto capolino nelle librerie d’Italia nel 2023.
La storia narrata è ispirata a fatti realmente accaduti che hanno come protagonisti Alessandro Manzoni e Emilia Luti.
Se il primo nome suona solenne e impresso nella memoria scolastica, il secondo, invece, resta sconosciuto ai più.
L’autrice di questo romanzo, come ha testimoniato in varie interviste, si è imbattuta nel nome di Emilia quasi casualmente, studiando Storia della Lingua Italiana sul manuale di Marazzini. Spinta dalla curiosità, ha iniziato ad indagare sul suo conto per ricostruirne l’identità.
Durante un intero anno di ricerche, Emanuela Fontana ha esaminato e studiato la corrispondenza tra i due, recandosi presso gli Archivi di Stato e visionando online, quando possibile, le correzioni a margine dei manoscritti per mano del poeta e scrittore. Fontana ha scoperto che Emilia Luti è stata una figura importantissima per Manzoni: fu lei, infatti, ad aiutarlo nella revisione de I Promessi Sposi, o, ad essere più precisi, nell’operazione di revisione linguistica del romanzo, nota anche come risciacquatura nell’Arno.
Emilia, soprannominata da Manzoni “la fiorentina”, era una giovane nata e cresciuta a Firenze, orfana di padre, di famiglia benestante, bambinaia di mestiere e assistente bibliotecaria presso il Gabinetto letterario diretto da Viesseux. È qui che la giovane incontrò Massimo D’Azeglio, genero di Alessandro Manzoni. D’Azeglio restò colpito dalla schiettezza e dal parlare fiorentino di Emilia, tanto da proporle di fare da bambinaia a Rina, la figlia avuta dal matrimonio con Giulietta Manzoni, allora deceduta.
L’incontro con D’Azeglio e la scelta di seguirlo a Milano, in casa Manzoni, cambieranno la vita di Emilia per sempre.
In quegli anni era stata pubblicata l’edizione ventisettana de “I Promessi Sposi”, ma l’autore che Emilia incontrò non era soddisfatto del suo lavoro, tutt’altro. Si mostrava ossessionato dall’idea di non aver soddisfatto a pieno quel suo obiettivo tanto ambito di una lingua comprensibile a tutti, ricca e viva. Il toscano dell’edizione del 1827 mancava di formule quotidiane, era ancora troppo lontano da quello parlato a Firenze.
Dimenticate il ritratto dello scrittore austero e sicuro che ha riempito le nostre antologie, perché questa narrazione, che prende spunto dalla corrispondenza veritiera del Manzoni, ci racconta di un uomo diverso, insicuro, balbuziente, timido, introverso, alle prese con il tormento di riprendere in mano la sua opera.
“Voglio scrivere come parlate voi, fiorentina.” […] Le pi-piace leggere i romanzi?”
“Leggo il più possibile” Annuisce […] “E ho letto il suo” aggiunge parlando più veloce “Non ho mai letto una storia così…appassionata, e buona, e viva”.
Manzoni accenna un sorriso, sembra che stia arrossendo. “La storia, va bene, le piace. Ma la lingua? Che cosa mi dice di com’è scritto?”
[…] “I dialoghi…” inizia Emilia senza guardare nessuno […] “I dialoghi qualche volta non sono come si usa a Firenze”.
Don Alessandro annuisce. Ora sembra triste, o dolorosamente arrabbiato, forse con se stesso non con lei.
“Lo so” mormora infine don Alessandro, “il romanzo è tutto da rivedere, ma non riesco a riprenderlo in mano. Te-termino ogni anno con questa pigrizia che mi mangia il fegato”.
Il personaggio di Emilia diventa fondamentale nel lavoro di revisione e di recupero del romanzo, non solo per la determinazione e il sostegno continuo allo scrittore, ma anche per le sue conoscenze linguistiche.
Il lettore incontra una figura femminile anacronistica rispetto ai suoi tempi, che sceglie di non convolare a nozze e, nonostante il disappunto della madre, decide di lasciare Firenze, trasferirsi a Milano, perseverare nella sua dedizione ai bambini e alla scrittura.
Capitolo dopo capitolo, si scopre che, nonostante la sua giovane età, Emilia ha vissuto un dolore passato che l’ha allontanata dalla religione e dagli uomini, qualcosa che ha segnato per sempre il suo destino, impedendole di avere figli.
Mentre emergono le sue fragilità, anche quelle di Manzoni vengono delineate. Oltre che poeta e scrittore, lo conosciamo nelle vesti di vedovo e padre orfano.
In questo intreccio di vicende umane, non mancano i confronti fra i due su dubbi, incertezze e misteri che attanagliano entrambi, come la Provvidenza. Emilia viene invitata dall’autore a riflettere sui disegni di quella forza divina, sottile e potente che muove l’intero romanzo de I Promessi Sposi e che, attraverso le sue parole, diventa più di un semplice strumento narrativo.
“Un eroe non deve essere pronto a immolarsi, ma a credere all’assurdo”.
“Che cosa significa credere all’assurdo?”
“Pre-pararsi ad accettare sia la grazia che il sacrificio, e tornare indietro con lo stesso sorriso”.
“E a cosa dovrebbe portare?”
“ Alla pace, Emilia[ …] Ha mai pensato […] che forse Dio, la chiami pure la vita, ha voluto che lei si dedicasse ai bambini senza averne perché il mondo aveva bisogno di una persona come lei? […]Non si accorge che amare il proprio destino è come riversare amore sul mondo? Cerchi di avere il cuore libero”.
Una riflessione a parte merita il passo in cui entrambi si ritrovano a correggere il famoso Addio ai monti pronunciato da Lucia. Molti di noi lo hanno studiato sui banchi di scuola, analizzato, ma quanti hanno trovato il tempo di leggerlo davvero? Di comprenderne le emozioni piuttosto che evidenziare le figure retoriche, le espressioni, il linguaggio? Anche l’Addio ai monti ha una sua storia carica d’emozioni, come spiega Manzoni.
Ed Emilia, che vive ormai lontana dalla sua Firenze, può ben intuire che le parole dell’autore celano una nostalgia vissuta, perché é la stessa che si trova a vivere lei.
“Addio, monti sorgenti dall’acque, ed elevati al cielo”…mi è parso migliore di montagne sorgenti dalle acque, ed erette al cielo”.
“Ha fatto bene”
“Non vorrei solo aver fatto bene. La sente la musica? Volevo che in questo punto, qui in particolare, si sentisse. […]
“Don Alessandro…questa dolcezza si riserva solo a un luogo d’amore”.
Lui posa la penna e incrocia le mani, le stringe. “Se concorda con me sul fatto che la solitudine è amore…sì, lo è, madamigella.”
“Questo luogo è Lecco?”
“Sì”
“Non ci torna mai?”
“Mai”.
La Correttrice è un romanzo ispirato ad una storia vera, in parte rielaborata, che offre una prospettiva diversa su un’opera di Letteratura Italiana e il suo autore, entrambi apparentemente perfetti. L’immagine di alcuni autori, per anni, forse anche secoli, è stata trasmessa come intoccabile. Oggi, dopo la pandemia e in una realtà frastornata da guerre e precarietà, scopriamo che persino dietro un’opera come I Promessi Sposi c’è stato un lavoro di revisione, di incertezza e di correzione grazie all’impegno e alla costanza di Emilia. Alessandro Manzoni era insicuro, balbuziente e soffriva di attacchi di panico. Leggere queste pagine dà al lettore la possibilità di sentirsi fragile proprio come i protagonisti nonostante i loro nomi e i ruoli. Per questo ve lo consiglio e vi assicuro che, in più di un passaggio, riuscirà a strapparvi un sorriso.
Autrice: Emanuela Fontana
Titolo: La Correttrice
Editore: Mondadori
Anno: 2023