Pubblicato a 75 anni dalla conclusione della Seconda guerra mondiale, Destinazione Ravensbrück. L’orrore e la bellezza nel lager delle donne (edito All Around) è un libro scritto da Donatella Alfonso, Laura Amoretti e Raffaella Ranise.
Destinazione Ravensbrück. L’orrore e la bellezza nel lager delle donne è un libro scritto a sei mani che ripercorre alcuni episodi del conflitto bellico attraverso la voce viva di donne, bambine, ragazze che hanno avuto la vita inevitabilmente segnata dagli orrori della guerra. Episodi intimi e dimenticati nel grande libro della Storia. Un volume “incompiuto” quello scritto dal trio Alfonso, Amoretti e Ranise, sicché molti di più sarebbero stati i nomi da ricordare, perlomeno con il nome o una parola, cancellati purtroppo dal tempo.
125.000 furono le deportate nel lager di Ravensbrück, “nella regione del Brandeburgo, costruito sulle rive del lago di Fürstenberg”; di queste circa 95.000 persero la vita. Nemiche da reprimere, e talvolta utilizzare per le più basse esigenze di uomini senza scrupoli, rinchiuse in un campo forse poco conosciuto rispetto ad altri, ma che è stato il più grande campo di concentramento femminile (Frauen Konzentrationslager) della Germania nazista.
La rosa è il simbolo delle donne deportate a Ravensbrück, campo poco conosciuto eppure teatro di orrore senza fine, tanto quanto i lager più tristemente noti come Auschwitz, Bergen Belsen e Mauthausen.
Nel libro sono riportati vari cenni storici sulla costruzione del lager e il suo utilizzo nel corso della Seconda guerra mondiale: un campo autonomo secondo i progetti di Heinrich Himmler, Reichsführer delle SS, il più alto grado delle “squadre di protezione”, tra gli uomini più potenti del Terzo Reich dopo Adolf Hitler.
Delle 125.000 donne deportate, quasi mille furono italiane, mal tollerate essendo arrivate al campo per ultime – dall’estate del ’44, dopo l’8 settembre, quando oramai l’ordine e la disciplina erano già saltati sia in Germania che in Italia – e additate come delle traditrici da francesi e tedesche. Ne parla Mirella Stanzione (classe 1927), una delle ultime reduci, arrivata a Ravensbrück a diciassette anni, il 7 ottobre del 1944, insieme alla madre.
Come potevamo essere ben accolte? Per le tedesche eravamo, dopo l’armistizio, le traditrici; per le francesi e le polacche eravamo, invece, quelle che avevano dato il massimo appoggio a Mussolini. E infatti ci chiamavano così, “Mussolini”.
Testimonianze di chi è sopravvissuto a quell’orrore ma anche di chi non ce l’ha fatta, impinguando i numeri di sangue di quell’inferno.
L’opera è corredata da un’ampia selezione di fotografie e da un’appendice dedicata ad alcune poesie – strumento di sollievo per molte delle deportate. Tra queste la ligure Maria Musso che scrisse molteplici rime alle quali affidò tutto il suo dolore.
Una doverosa parentesi iniziale – con tanto di inedite cartoline dell’epoca – è dedicata a un campo di detenzione nostrano, il campo di Vallecrosia, piccolo centro sulla riviera ligure di ponente facente parte dell’attuale provincia di Imperia. Qui, tra gennaio e agosto del 1944, fu organizzata dai repubblichini della Repubblica sociale italiana una sorta di “stazione di raccolta” dalla quale un gruppo di donne partì per il lager di Ravensbrück. A Vallecrosia furono internati non solo ebrei, ma soprattutto genitori di giovani renitenti, detenuti e oppositori politici e antifascisti.
In Destinazione Ravensbrück, Donatella Alfonso, Laura Amoretti e Raffaella Ranise mettono nero su bianco storie da non dimenticare mai più in un’opera che gode, tra gli altri, del supporto dell’Associazione nazionale partigiani d’Italia e dell’Associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti.
Autore: Donatella Alfonso, Laura Amoretti e Raffaella Ranise
Titolo: Destinazione Ravensbrück. L’orrore e la bellezza nel lager delle donne
Casa editrice: All Around
Pagine: 142
Anno: 2020