La mia amica F. diceva sempre (non glielo chiederò ora, che si è sposata), che non siamo fatti per la monogamia: ore e ore a disquisire del significato di amore, fedeltà, tradimento, scappatella. Marco Missiroli, dopo quattro anni di gestazione dal precedente “Atti osceni in luogo privato”, torna proprio con “Fedeltà”, edito da Einaudi per cercare di dare risposta a quelle domande.

Lo fa attraverso la storia di Carlo e Margherita, coppia figlia della Milano bene ma con sogni al di sopra delle proprie aspettative (e forse anche reali talenti). Lui è un quarantenne irrealizzato: professore precario all’università (e solo su raccomandazione del padre), aspirante scrittore senza una sola pagina pubblicata, redattore di guide turistiche. Lei, architetto mancato, lavora in una agenzia immobiliare negli anni pre Expo 2015. Ma non è una coppia infelice: c’è intesa, complicità, c’è un progetto (che ruota attorno all’acquisto di un costoso appartamento nel quale creare una famiglia). La città, attraverso i suoi luoghi, è altrettanto protagonista del racconto.

Il «malinteso» nei bagni dell’università tra Carlo e la studentessa Sofia è la scintilla che accende gli animi dei protagonisti. Per il professore Sofia diventa una ossessione, per la ragazza una complicazione («trovarselo alla caffetteria dopo essersi trovata la moglie alla caffetteria, come aveva potuto trovarsi in questo traffico».), per Margherita un dubbio e una spinta a cercare conforto tra le braccia del fisioterapista Andrea. Attorno ruotano amici e parenti. Un ruolo centrale se lo ritaglia Anna, la mamma di Margherita, la sarta che aveva riparato un abito di Yves Saint Laurent in 40 minuti e che solo nella vecchiaia scopre ombre (21 cartoline spedite da una certa Clara al marito nell’arco di dieci anni) persino nella sua vita.

«Aveva sposato un uomo buono, e buono era un aggettivo che la placava. Se lo ripeteva. Questa Clara era stata un’evasione, se era stata. Come lo era forse la studentessa per suo genero, o magari figlia, o magari per chiunque, lei non ne aveva mai avuto l’occasione».

Gli anni passano, le evasioni aumentano, i dubbi restano così come resta però la solidità dei rapporti. Missiroli non giudica i suoi protagonisti, non fa la morale all’uno o all’altra. Racconta uno spaccato borghese con crudezza ma senza pronunciare sentenze di innocenza o colpevolezza.

«Che parola sbagliata, amante. Che parola sbagliata, tradimento. Rispetto a cosa avrebbe tradito? Cosa toglieva consumarsi con un’altra ragazza, accaparrandosi una gioia momentanea e dando, possibilmente, una gioia momentanea».

Missiroli conferma la sua straordinaria capacità di scrittura, già emersa nei libri precedenti. Nella seconda parte di “Fedeltà” ogni tanto eccede in virtuosismi, passando da un personaggio all’altro senza interruzioni, come in un piano sequenza cinematografico. Ma riesce a portare a galla i pensieri più profondi, inconfessabili e per questo così umani e così comuni.

Marco Missiroli
Feldetà
Einaudi, 2019
224 pagine
€ 19,00