«È per questo che ti fai cattivo sangue, Santi? Ti stupisci che la stampa suoni la carica e che il mondo schifi noi sbirri? Sbagli, ragazzo. La gente tiene sempre per i cattivi, non lo sai?». Antonio non riesce a trovare una risposta convincente. La storia si ripete, come dopo via Osoppo. «Tutti sembrano quasi delusi che li abbiamo beccati così in fretta» ringhia alla fine. «Sono degli ingrati!». Il commissario fa segno al cameriere di portargli un caffè. «Non te la prendere, ragazzo: ricordati che nessuno parteggia mai per gli sbirri. Mai. Specialmente quando vincono. Ti ci abituerai».

È in questo dialogo tra il giovane poliziotto Antonio Santi e lo scafato commissario Nicolosi che si ritrova la matrice di “Milano criminale” e “Solo il tempo di morire“, i due libri di Paolo Roversi appena pubblicati da Marsilio Editori (il primo era uscito una prima volta nel 2011 per Rizzoli) e che raccontano uno spaccato della storia d’Italia (non solo di Milano) degli ultimi decenni.

Perché, soprattutto nel primo dei due libri, la vita dei criminali ha qualcosa di romanzesco, poetico, affascinante. Seppur negativi, i protagonisti della mala sembrano degli eroi. Soprattutto negli anni Sessanta, le regole della “ligera” (la mala milanese) limitano l’uso della violenza al massimo. I banditi non uccidono (quasi mai), non sequestrano. Amano circondarsi di belle donne, pasteggiare a champagne e indossare abiti firmati.

Dietro i nomi fittizi di Roversi, si riconoscono personaggi reali, come Luciano Lutring, il solista del mitra, Angelo Epaminonda, Francis Turatello, e soprattutto René Vallanzasca, il Bel René delle cronache. È lui l’alter ego del poliziotto Antonio Santi (ispirato invece ad Achille Serra). Nati e cresciuti nello stesso ambiente, prendono due strade diverse, che però si incroceranno spesso. E alla fine, in questa guerra tra guardie e ladri dal finale che sembra già scritto,  vinceranno nonostante tutto i buoni…

Il passo cambia con “Solo il tempo di morire”. La Milano degli anni Settanta e Ottanta è ricoperta di droga. Il nuovo business ubriaca la malavita, i soldi che girano sono sempre di più, la guerra tra bande per il controllo dei vari mercati – droga, prostituzione, bische – si fa sempre più cruenta. Sgarri, regolamenti di conti, violenza gratuita, vendette. Della “ligera” degli anni Sessanta non c’è più nulla.

La fotografia di Roversi è nitida, e alterna le vicende dei protagonisti con quelle della storia d’Italia: dalla morte di Giangiacomo Feltrinelli al caso del commissario Calabresi, dal ’68 studentesco alle prime bombe che inaugurano gli anni di piombo, dal caso Moro all’attentato a Giovanni Paolo II.

Il ritmo è incalzante, si resta veramente senza fiato. Si percepisce, pagina dopo pagina, la bravura di Roversi (applicata poi con successo a tante sceneggiature televisive). Dopo poche pagine diventa anche facile immergersi nello slang della mala. Due noir che raccontano storie vere e verosimili, e in cui Roversi riesce a non indugiare mai in un compiacente tifo per i “banditi-galantuomini” o in uno scontato appoggio ai poliziotti senza macchia e senza paura.

Per chi ama i polizieschi e ha voglia di ripercorrere la cronaca italiana degli ultimi decenni, sono letture da non perdere.

Autore: Paolo Roversi
Titolo: Milano criminale
Editore: Marsilio
Anno: 2015
Autore: Paolo Roversi
Titolo: Solo il tempo di morire
Editore: Marsilio
Anno: 2015